Ernesto Gismondi, un ingegnere tra la luce ed il mare
La scomparsa di Ernesto Gismondi, fondatore visionario di Artemide – per tutti era semplicemente “l’ingegnere” – ci invita ad accogliere con riconoscenza il testimone della creatività e dello stile italiani, un testimone che ora passa all’amata Carlotta de Bevilacqua.
È impossibile pensare ad Artemide senza pensare a colui che la creò dal nulla, dopo due lauree: una in ingegneria aeronautica, l’altra in ingegneria missilistica.
Mi piace pensare che chi amava la velocità e l’aerodinamica di un missile fosse portato a guardare al futuro, lontano, ad un tempo che non era ancora presente nella mente delle persone comuni.
Tutti i più grandi designer italiani e stranieri hanno disegnato con Artemide e per Artemide, quasi si sentissero accolti in una casa comune, fondata sulla bellezza, sulle idee e sull’innovazione.
Nulla accade per caso, e non è un caso se oggi esistono lampade come la Tolomeo di De Lucchi e Fassina, L’Eclisse di vico Magistretti, la Tizio di Richard Sapper e la Nesso di Giancarlo Mattioli – solo per citarne alcune che hanno fatto la storia del design – e che ritroviamo nei musei di tutto il mondo, oltreché nelle nostre case.
Perché nella Storia dell’uomo si creano dei momenti magici, irripetibili, che attraggono le idee per trasformarle in realtà, forgiate per diventare materia come nella fucina di Vulcano.
Se abbiamo un compito da svolgere, e forse un dovere, verso queste grandi personalità, credo sia quello di raccontare, con orgoglio, quello che hanno fatto, e di vivere le creazioni nate grazie a loro nella vita di tutti i giorni. Perché i bei progetti di design migliorano davvero la qualità dei nostri spazi e della nostra esistenza quotidiana.
Il design non è qualcosa di accessorio, non è un dettaglio esclusivamente estetico, rappresenta un aspetto molto concreto della nostra vita. I nostri sensi sono in relazione costante con ciò che ci circonda, e la luce è quell’elemento che ci consente letteralmente di vedere il mondo.
Amava il mare, l’ingegnere, ed amava soprattutto veleggiare con la sua EDIMETRA (ARTEMIDE al contrario) e mi piace pensare che in quei momenti pensasse alla forza della natura, all’aerodinamica degli elementi, quasi fosse un ritorno al primo amore, quello degli studi della giovinezza.
La vita è sempre un cerchio che si chiude – come la sua lampada Discovery – e la sua si è chiusa lasciandoci un patrimonio di bellezza e conoscenza.
Sulle sue creazioni amava appore nomi dal sapore antico o futuristico – NUR, MICONOS, METACOLOR, ILIO, PIROSCAFO, FEBE, etc. – quasi vi fosse una volontà precisa di raccontare un sentimento oltreché un oggetto funzionale.
In questi anni recenti ci hanno salutato altri grandi italiani che hanno onorato, col loro lavoro e la loro eredità, la nostra nazione. Tra gli altri, ricordiamo il maestro Enzo Mari e la sua adorata Lea Vergine, Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Maria Cristina Cini Boeri.
Ogni nome contiene una vita, una storia, una visione, un capitale di valori e creazioni che circondano i nostri spazi, rendendoli migliori. Semplicemente, grazie.
FIAT LUX, INGEGNERE!