La casa e la difficoltà di cambiare
Ci siamo accorti che nel nostro lavoro, soprattutto quello dedicato alle case private, vi sono delle dinamiche che si ripetono piuttosto di frequente.
Abbiamo pensato di metterle nero su bianco perché sono rivelatrici dell’approccio delle persone verso il mondo della casa, particolarmente sentito nella cultura italiana, con molti pro ed alcuni contro. Il nostro legame materiale verso il passato e l’esigenza di vivere la residenza come rappresentazione del proprio sé è infatti molto forte.
A nostro avviso dovremmo vivere ogni azione con maggiore “leggerezza”, intesa come giusta misura nell’affrontare i cambiamenti, che sembrano materiali ma molte volte sono psicologici. Che il legame coi nostri spazi domestici sia viscerale è di facile comprensione, perché i luoghi nei quali viviamo influenzano la qualità della nostra vita.
Condividiamo allora alcune riflessioni su temi che si ripetono con costanza:
IL PASSATO COME ZAVORRA
Quanto siamo legati al nostro passato, alle cose che possediamo, che abbiamo ereditato, che abbiamo acquistato? Molto, forse troppo. Se non siamo capaci di staccarci dagli oggetti che hanno fatto il loro tempo, che non servono più, che non ci rappresentano più, o che, banalmente, sono divenuti obsoleti, abbiamo un problema. La casa non tende all’infinito, e gli spazi stipati di oggetti, anche volendo trascurare l’estetica, non sono di facile gestione, a partire dalla pulizia. Giusta la memoria, giusto il ricordo, ma la vita è fatta di presente e soprattutto di futuro, non dimentichiamolo. L’overdose di complementi ed arredi, oltretutto, si trasforma in una barriera psicologica insormontabile per un sano cambiamento. La casa è un organismo vivo e vivente, non un monumento ante mortem.
DA DOVE PARTIRE
Quando desideriamo intervenire sullo stile di una casa, perché è normale che nel tempo possano cambiare esigenze e gusti personali, è importante partire dalla “scatola”, dal contesto, perché non tutto è possibile. Siamo a Milano in un contesto anni ’50, magari con materiali originali? Non possiamo immaginare uno stile provenzale. Mentre sarà sempre possibile definire scelte anche diverse per un medesimo contesto abitativo. A volte ci capita di dire dei no, e su quelli siamo piuttosto fermi. Come metodo di lavoro partiamo sempre dalla comprensione dei pensieri e dei desiderata della committenza, senza tuttavia porci limiti nel dire la nostra.
BUDGET
Un altro punto sul quale insistiamo quando iniziamo una nuova collaborazione è la richiesta di un budget sul lavoro concordato, al di là delle nostre competenze professionali. Perché è molto difficile, come potete immaginare, lavorare senza avere un plafond a disposizione. Il lavoro di studio e ricerca, la selezione dei pezzi, dei complementi e delle opere d’arte, la decisione di effettuare degli interventi più o meno importanti, sono tutti aspetti chiaramente legati ad un budget. Abbiamo sempre molta difficoltà ad ottenere una risposta nel merito dalla committenza, ma andrebbe nel suo interesse.
L’ALTERNATIVA PARALIZZANTE
Quando si arriva alla conclusione ed alla presentazione del lavoro – magari con una selezione articolata di scelte sulla decorazione degli interni, sui mobili da acquistare, sui complementi o le opere d’arte da collocare – inizia la vera sfida, ed è una sfida più psicologica che materiale. Perché ci sarà sempre un’alternativa a qualsiasi proposta, ci sarà sempre una finitura diversa, ci sarà sempre un altro lampadario da scegliere oltre a quelli selezionati. Sia chiaro, non siamo dei commerciali e rimaniamo aperti, come è giusto che sia, al confronto ed al cambiamento: trovare un punto di sintesi tra la nostra visione e le opinioni dei committenti è alla base del nostro lavoro. Ma quando la ricerca delle alternative non ha mai fine, siamo giunti alla consapevolezza che il focus della questione non sia tanto la proposta in sé quanto il meccanismo della scelta o della non-scelta.
APRIRE IL TELEVOTO
Un altro scenario nel quale ci imbattiamo spesso, particolarmente coi clienti italiani, è la ricerca di conferme “esterne” su ogni scelta da compiere. Ed ecco che si coinvolgono genitori, amici, colleghi. Si apre un vero e proprio “televoto” su ogni proposta. Capiamo quanto possa essere difficile prendere una decisione, ma riteniamo che la ricerca costante di conferme esterne non sia la via giusta per “disegnare” una casa. Perché dovremmo uscire dalla logica dell’approvazione, dovremmo essere “liberi” di scegliere, seppur col nostro supporto ed indirizzo. O viviamo in funzione degli altri? Altro scenario frequente è l’impegno indefesso che alcuni clienti profondono per convincere noi delle loro scelte. Ma il nostro lavoro non può essere dare solo conferme!
LO SCONTO MALEFICO
Acquistare dei pezzi perché sono scontati può essere fatale: ci capita non di rado, infatti, di imbatterci in clienti entusiasti dell’affare che hanno fatto, con l’effetto di riempire la casa di elementi incoerenti o non rispendenti alle effettive esigenze di utilizzo. Ora, se cerchiamo un arredo specifico e lo troviamo scontato, ben venga, ma non valutiamo lo sconto in sé come elemento per prendere una decisione. Perché se abbiamo speso dei denari per un pezzo, anche con un ottimo sconto, saranno comunque denari “buttati”, se il pezzo è sbagliato.
CHIUDERE I RUBINETTI
Ci sono poi i clienti che dopo aver investito somme molto importati per acquistare immobili ed arredi, improvvisamente sospendono il budget, iniziando una serie di acquisti davvero lontani dallo scenario domestico creato. A nostro parere è invece molto importante avere contezza del budget necessario a “chiudere” un lavoro comprendendo ogni variabile. Perché se ho acquistato una casa di valore, ho investito su materiali e finiture, ho inserito pezzi di un certo tipo, e magari un divano di fascia alta, non posso poi inserire un tappeto che si sfilaccia alla prima passata di aspirapolvere. Meglio rimandare gli acquisti, nel caso.
TERMINARE UN PROGETTO
Condividiamo, infine, un altro scenario che si ripete con una certa regolarità. Accade di chiudere un lavoro, ad esempio di revamping, nel quale abbiamo ridisegnato lo stile di un’abitazione con nuovi colori, interventi sulla luce, acquisti di arredi, sostituzione di rivestimenti, inserimento di opere d’arte, etc. etc. E poi, non capiamo perché, arrivati al 85% del lavoro – quando mancano tre pezzi da scegliere per definire gli ultimi spazi della casa – ci si ferma, rimandando a data da destinarsi le ultime scelte. Ed ecco salotti “completi” dove manca il mobile TV, camere da letto curate in ogni dettaglio senza comodini, coffee table vuoti, ingressi senza lampadario. Come si dice: abbiamo fatto 30? E facciamo 31!
La sintesi finale? Liberiamo la nostra mente dai condizionamenti, viviamo la casa con consapevolezza e una sana “leggerezza”, e soprattutto non rimandiamo le scelte, perché la vita è oggi.