La bellezza salverà il mondo
Così scriveva Fëdor Dostoevskij, il celebre scrittore e filosofo russo, per bocca del principe Myškin ne L’idiota. Dobbiamo pensare che per questo autore la bellezza non era un valore meramente estetico ma ricomprendeva anche la bontà. È il “καλὸς καὶ ἀγαθός” dei greci, il bello ed il buono.
Ora, noi siamo passati dalla Madonna di Raffaello – che Dostoevskij amava contemplare quasi in funzione terapeutica – al cesso d’oro di Cattelan, per citare un libro che vi consiglio di leggere (ora abbiamo molto tempo): “L’arte nel cesso. Da Duchamp a Cattelan, ascesa e declino dell’arte contemporanea”, di Francesco Bonami.
Mi è tornato in mente questo saggio perché credo rappresenti bene quello che sto percependo, guardandomi attorno e soprattutto guardandomi dentro. Eravamo in un cesso d’oro, ridevamo del cesso d’oro di Cattelan, applaudendo alla genialità dell’idea, ammirando la furbizia anche commerciale dell’operazione. Ebbene, siamo finiti letteralmente nel cesso. Poi qualcuno ha premuto il pulsante ed ora vaghiamo dentro delle tubature sotterranee, sperando che portino al mare.
Cattelan è un artista e, come altri artisti, ha evidentemente fotografato l’epoca nella quale viviamo, anche se credo rappresenti un’arte che ha esaurito il suo ciclo, iniziato con Duchamp e ora reiterato senza più idee. Anche la nostra epoca ha esaurito il suo tempo, ed ora ci chiede uno scatto in avanti, ci implora di cambiare strada, ci supplica di pensare un nuovo rinascimento, un ritrovato umanesimo.
In questi giorni particolari che stiamo vivendo ho pensato molto all’arte, alla bellezza nel senso più ampio del termine, alla necessità dell’uomo di rappresentare qualcosa di reale o immaginario. Noi italiani siamo immersi nell’arte e nella bellezza, la diamo per scontata, la possiamo ammirare tutti i giorni, forse non ne siamo nemmeno consapevoli.
Poi accade qualcosa di impensato, di inimmaginabile, ed ecco che ognuno di noi sente il bisogno di aggrapparsi a qualcosa, in attesa di un futuro del quale non vi è più certezza. Credo nel potere salvifico dell’arte, credo nella forza dirompente della bellezza, mi fido del potere degli artisti che hanno la capacità di essere sismografi del futuro e dell’inconscio.
Avevamo bisogno di fermarci e non lo facevamo. Siamo stati fermati. Ora ci ritroviamo rintanati nelle nostre case come animali impauriti, con un’angoscia che cresce dentro di noi. Ci guardiamo attorno in cerca di un senso difficile da trovare. Il mio invito è di affidarsi all’arte: se avete un libro, leggetelo ed ammiratene i capolavori, se avete una bella opera, soffermatevi ed amatela, e se non avete nulla di tutto questo, chiudete gli occhi e tornate ai luoghi che vi hanno commosso nella vostra vita.
Non vedo l’ora di poter tornare a viaggiare, a frequentare con voi le gallerie per condurvi nel mondo dell’arte; non vedo l’ora di poter ammirare le vostre case, immaginando qualcosa che ancora non c’è. Per il momento siamo tutti a casa, amiamola, è il nostro rifugio.
Scriveva Vasilij Kandinskij: “L’arte oltrepassa i limiti nei quali il tempo vorrebbe comprimerla, e indica il contenuto del futuro.” Ed io penso che sia proprio così.
Leonardo