La casa che vorrei
Il tempo si è fermato, le vite si sono fermate, si sono fermati i tram e le corse all’aperto. E poi si sono fermati i viaggi, i sogni, le serate con gli amici, un’emozione davanti allo schermo del cinema di fronte a casa, anche questo si è fermato. Siamo immersi in una scena alla Edward Hopper.
Ci troviamo tutti a casa, attoniti e sgomenti, ci guardiamo attorno, aspettiamo che il tempo trascorra, sperando che tutto questo finisca presto, che tutto possa riprendere esattamente dal punto nel quale tutto si è fermato. Desideriamo che la nostra vita possa tornare ai ritmi delle origini, quando il mondo era normale e potevamo decidere di noi.
Ma è saltato tutto, il mondo è saltato in aria, deflagrando come un campo minato nel quale correvamo felici, senza percepirne il pericolo. Ora siamo dentro la nostra casa, come fosse il nuovo centro del mondo, ed in fondo lo è, perché non ne abbiamo un altro, al momento. Continuiamo a guardarci attorno, e quando abbiamo finito lo spazio, guardiamo dentro noi stessi.
Questa condizione di limite estremo, una dimensione nella quale non siamo abituati a vivere, ci porta a pensare, a mettere in discussione il presente ed il futuro, ad immaginare qualcosa che non conosciamo ancora: nulla sarà più come prima. Viviamo sospesi sul crinale di due epoche. Esisterà “un prima e un dopo” questo tempo immobile.
Ora, pensiamo a com’era il mondo che abbiamo lasciato, valutiamo con attenzione le nostre vite e i nostri comportamenti. Ho come l’impressione che fossimo dentro l’ingranaggio di un orologio che veniva caricato ogni mattina, da qualcun altro. Poi quest’orologio è stato schiantato contro un muro perché non aveva più voglia di funzionare. È stato un gesto di rabbia, è accaduto tutto in un attimo.
Siamo per terra, in ginocchio sul pavimento a raccogliere le rondelle, i perni, i frammenti di vetro che rischiano di ferirci. Ma non siamo sconfitti perché abbiamo un’occasione unica: possiamo immaginare un nuovo meccanismo, pensato e creato da noi, che sia capace di generare un tempo diverso, più vero, più umano, forse più lento. La lentezza tanto amata da Calvino, lui lo aveva capito molto tempo fa.
Il mondo che vorrei è come la casa che vorrei, è un mondo pensato per stare bene, a misura d’uomo, di donna, di bambino. È un mondo nel quale ogni scelta è consapevole, è un mondo nel quale diremo molti no e non dovremo sentirci in colpa.
La casa che vorrei è una casa
pensata per me, e per ospitare gli
amici, per fare quattro chiacchiere la sera, per accogliere le passioni ed i
ricordi.
La casa che vorrei mi deve appartenere, non voglio che sia come gli altri se l’aspettano, perché ho bisogno di empatia e non mi interessano più le sicurezze della moda.
La casa che vorrei? È come il mondo che vorrei: libero, sostenibile, equilibrato e pieno di colori.
Leonardo