Indovina chi viene a cena
In uno schiocco di dita siamo passati da una vita frenetica – chissà se era veramente necessaria – ad una vita immobile, rinchiusi nelle nostre case. Ora, non sappiamo se sia capitato anche a voi, perché a noi è accaduto, ma stiamo pensando alle cose che ci servono per trascorrere delle belle serate con gli amici.
Ebbene sì, stiamo pensando proprio agli amici, stiamo fantasticando, stiamo già guardando al futuro, immaginandoci seduti attorno ad un tavolo imbandito con le persone che amiamo, quelle che ci fanno stare bene. In quest’immagine di normalità ci siamo accorti che manca qualcosa, un bel servizio di piatti – ad esempio – capace di accogliere non solo il buon cibo ma anche il piacere della vista. E magari un nuovo servizio di bicchieri, quelli che volevamo acquistare da tempo ma che, alla fine, non abbiamo mai comprato perché erano più le sere che trascorrevamo al ristorante che a casa.
Abbiamo la sensazione che non tornerà tutto esattamente come prima, passata la tempesta. Abbiamo la sensazione che la casa riacquisterà un ruolo primario nella nostra vita ed in quella delle nostre relazioni. Probabilmente la scala delle priorità ne uscirà modificata, probabilmente riempiremo la vita di meno cose, di meno impegni, ponendo più attenzione alla qualità delle scelte, in ogni ambito. La qualità sulla quantità.
Questa è una sfida che scardina alla radice il nostro ordinamento esistenziale e psicologico, è una sfida che ci metterà a dura prova, nei prossimi mesi, su molti fronti. Ma come ogni sfida, è un’occasione irripetibile per ridisegnare, con una consapevolezza più profonda, il nostro tempo, quel tempo che abbiamo sempre rincorso senza esserne veramente gli interpreti.
Quando riapriranno le città, quando si potrà tornare a fare le cose più semplici, come passeggiare un sabato mattina, respirando con il cielo sopra la testa, abbiamo già in mente cosa vorremmo acquistare. Stiamo pensando alle cose che ci mancano e che ci piacerebbe condividere con gli altri, perché siamo fortemente convinti che la soddisfazione più autentica sia il vivere la propria casa, in armonia ed empatia, proprio con gli amici più cari.
Due termini ci stanno girando per la testa, in questi giorni: “consapevolezza” e “qualità”. Vogliamo essere più consapevoli delle nostre azioni, desideriamo acquistare meno cose, valutando con attenzione le nostre esigenze, pur conservando il magico piacere del bello. Vogliamo spostare ulteriormente verso l’alto l’asticella della qualità, se possibile. La qualità delle relazioni, la qualità degli oggetti, la cui finalità non può e non deve essere la mera esibizione ma un benessere condiviso. E abbiamo voglia di partire proprio dalla tavola.
Scrive Fabrizio Caramagna:
“La tavola è luogo di riconoscimento e ospitalità, ed esperienza di scambio. La tavola è la strada più breve tra il cuore di due persone. In tavola non ci si alimenta solo di cibo. Ci si alimenta gli uni degli altri. In tavola si capisce di “esistere” perché si è amati e ascoltati.”
Ma chi viene a cena?