“Non è il cemento, non è il legno, non è la pietra, non è l'acciaio, non è il vetro l'elemento più resistente.
Il materiale più resistente nell'edilizia è l'arte.”
Gio Ponti
Carta da parati e colori
C’è chi ama il bianco e chi ama i colori, chi ama le superfici pure e chi preferisce la decorazione. È vero, gli antichi sentenziavano: de gustibus non disputandum est. Ma qui confesseremo il nostro debole per i colori, per le carte da parati, per quanto sia capace di strappare un’emozione, un sorriso, un pensiero. È sempre una questione di equilibrio, di rapporti, di corrette ridondanze tra colore e bianco, tra pieno e vuoto, tra stile e funzione. La psicologia della percezione ci insegna e ci dice che l’ambiente in cui viviamo influenza fortemente i nostri stati d’animo, ed ogni colore, ogni oggetto che vediamo, è capace di interagire col nostro benessere psicofisico. Non esistono oggetti inanimati, se noi ci relazioniamo a loro, come non esistono luoghi che siano scatole impersonali.
La relazione con lo spazio, sia essa consapevole o inconscia, è costante, avviene sempre. Dovremmo essere capaci di spostare la nostra attenzione su noi stessi: coloriamo le case coi nostri colori. Vi piace il bianco? Che bianco sia, se corrisponde a voi stessi, senza farvi prendere troppo la mano dal nordic attitude. Impariamo a mettere in discussione i nostri dogmi, le nostre certezze. Il valore imprescindibile, in ogni cambiamento di interior design, è il rispetto di se stessi. Ed a volte, per conoscere meglio se stessi, serve un occhio esterno, che ci dia una mano ad avere una visione più ampia, da una prospettiva diversa. Le soluzioni più interessanti vengono spesso generate da una sintesi di idee, da un confronto culturale inatteso.